Le misure previste per le startup dalla manovra di Bilancio

Punta al mercato dell’innovazione la Legge di Bilancio 2019. La misura più importante riguarda la nascita di un “fondo dei fondi” nazionale, in grado di essere leva per attirare alcuni miliardi di euro di investimenti italiani in fondi venture capital, che a loro volta investano in startup. Si tratta di un fondo di sostegno al venture capital in capo al ministero dello sviluppo economico con 30 milioni di euro per gli anni 2019, 2020 e 2012 e di 5 milioni di euro dal 2022 al 2025.

Startup, le misure previste per favorire le “exit”

Per quanto riguarda le startup innovative c’è anche l’aumento, al 40 per cento, degli incentivi fiscali per investimenti nel capitale di rischio. Se un’azienda (non startup) compra il 100% di una startup innovativa e la detiene per almeno tre anni ha una deduzione fiscale maggiorata al 50%. Il Sole24Ore analizza le misure pensate per il 2019. Il quotidiano prevede che quest’ultimo strumento sia stato pensato per favorire le “exit” delle startup e la loro crescita in aziende innovative strutturate (cosa che è stata sempre una delle maggiori lacune del mercato italiano). Ufficializzata inoltre la categoria dei business angel. Un registro tenuto da Banca d’Italia conterrà i soggetti che investono in modalità professionale almeno 50mila euro in tre anni in startup italiane. La legge semplifica infine le comunicazioni annuali: le startup potranno farle sul portale del ministero (invece che in camera di commercio).

La soddisfazione di startupper e associazioni

Gianmarco Carnovale, startupper tra i pionieri dell’innovazione sulla scena romana, è stato intervistato per esprimere il suo parere sulle manovre adottate dal Governo. Queste le sue parole riportate dal Sole24Ore: «Credo che tra fondi dello Stato, di Cdp e quelli messi per effetto leva dai venture, a regime si possa arrivare a 3-4 miliardi di euro, fra due-tre anni; tempo necessario perché il mercato si dimensioni. Così arriveremmo ai livelli del mercato startup attuale della Francia; mentre finora il nostro è stato di un ordine di grandezza inferiore».

Le ultime stime del Politecnico di Milano dicono che gli investimenti in startup in Italia hanno raggiunto 598 milioni di euro. Sono quasi raddoppiati rispetto al periodo precedente equivalente (qui inclusi 229 milioni di investimenti esteri). «Il piano del Governo arriva al momento giusto, a sostegno di un periodo di crescita organica del nostro mercato». Anche l’associazione Italia Startup ha espresso soddisfazione per le misure adottate.

Big Data, grande sfida per le azienda e per il personale da riqualificare

Studiare i big data, analizzare dati per fornire al management le informazioni utili ed assumere così decisioni ma anche disegnare strategie adeguate. È questa la nuova sfida per le imprese italiane che si stanno confrontando e si confronteranno nei prossimi anni. Big data è il termine usato per descrivere una raccolta di dati così estesa in termini di volume, velocità e varietà da richiedere tecnologie e metodi analitici specifici per l’estrazione di valore. Dati provenienti da fonti eterogenee ma anche da immagini, email, dati GPS e informazioni prese dai social network.

Il mercato italiano dei Big data analytics, secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, ha raggiunto un valore complessivo di 1,393 miliardi di euro, in crescita del 26% rispetto all’anno precedente. Un risultato che conferma il trend positivo degli ultimi tre anni. Questo boom implica la nascita di nuove figure che portano necessariamente a un ripensamento dei modelli organizzativi.

Nuove figure professionali da reinventare

L’innovazione passa quindi anche dalla formazione. Nel prossimo biennio sarà necessaria una formazione massiva sui temi del Data analytics per introdurre questa analisi nei nostri processi. Entro cinque anni il 30% delle professionalità dovrà reinventarsi, modificando competenze
e capacità. Del resto anche dal punto di vista della preparazione qualcosa si è mosso negli ultimi anni. Politecnico di Milano, Università di Bologna e Fondazione Golinelli investono sempre più su big data e industria 4.0. Francesco Ubertini, rettore Alma Mater di Bologna, ha spiegato che il percorso previsto dalle due università e dalla Fondazione “punta a formare esperti in grado di svolgere attività di ricerca universitaria e industriale a un livello qualitativo che astragga dalle singole componenti accademico-scientifiche”.

Il successo delle startup operanti sul mercato dei Big Data

Sulla stessa linea Ferruccio Resta, rettore Politecnico di Milano, convinto che “le grandi sfide si vincano uniti”, e che per questo un progetto come la Scuola di Dottorato in Data Science and Computation, “che vede la partecipazione della ricerca così come dell’industria” sia “la via giusta da intraprendere per il futuro di un sistema che sa fare rete”. Parla del “ruolo di innesco e insieme di enzima svolto da Fondazione Golinelli”, il suo presidente, Andrea Zanotti. Mentre per Davide Capuzzo, senior analytics director di Crif, un progetto come il dottorato può “avere ricadute importanti nell’ambito dei processi decisionali data driven”.

Sono ormai 443 le startup operanti nel mercato dei Big Data Analytics, fondate a partire dal 2013 e finanziate dal 2016 in avanti, per un totale globale di 4,74 miliardi di dollari di investimenti raccolti. A censirle l’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence della School Management del Politecnico di Milano.Il settore è cresciuto in media del 21% ogni dodici mesi, anche se rimane molto ampio il divario fra le grandi imprese, che si dividono l’88% della spesa complessiva, e le Pmi, che rappresentano il 12% del mercato.

Un successo italiano: Google sceglie startup nel settore viaggi

Tra le startup che più si sono distinte negli ultimi tempi nel settore viaggi spicca Rentopolis. Una realtà totalmente italiana che ha attirato l’attenzione di Google. Il colosso del web ha scelto proprio la startup fondata da Stefano Bettanin tra quelle che parteciperanno al programma Hipo (High Potential). Un passo fondamentale per migliorare, migliorarsi e costruire un futuro di successi. Google permette alle realtà selezionate di lavorare ad un programma completo con una serie di consulenze, attività mirate e supporto per implementare la brand awareness e le campagne di lead generation.

Le parole del fondatore di Rentopolis

Wired.it ha pubblicato una dichiarazione dell fondatore di Rentopolis. Queste le parole di Stefano Bettanin: “Ci lanciamo verso questa nuova sfida convinti di poter sprigionare il massimo dal nostro modello di business. Anche grazie alle attività che potrà dedicarci Google”. Google ogni anno seleziona le 15 aziende a maggior potenziale di sviluppo turistico nel mondo. Le supporta in percorsi mirati, investendo in tecnologia e professionalità. Il turismo 4.0 è in ascesa, trainato proprio dal mercato degli affitti brevi. Il team viene coordinato a Milano, fa capo al quartier generale europeo di Dublino e rappresenta un’opportunità di crescita strutturale.

Cos’è Rentopolis

Rentopolis gestisce immobili e strutture di pregio destinate ad affitti brevi turistici e business in tutta Italia e all’estero. La forte impronta tecnologica dell’azienda consente di offrire agli ospiti un’esperienza completa e soddisfacente e di supportare a 360 gradi i proprietari di case e gli operatori di settore in tutte le attività connesse alla gestione degli immobili destinati all’affitto breve. Il software sviluppato da Rentopolis è estremamente innovativo. Consente di gestire tutte le attività connesse agli affitti brevi in modo automatico, “tutto in un click”.

La startup ha implementato un gestionale con varie applicazioni web-based ad alto contenuto tecnologico e ampiamente scalabili. Queste caratteristiche permettono una sincronizzazione completa con i maggiori siti di listing e OTA. Viene cambiato dinamicamente il prezzo in funzione del mercato così da aumentare i redditi. La scelta di Google di puntare su Rentopolis attesta ancora una volta il fermento presente nel nostro Paese nel settore startup.

Le startup più interessanti del CES 2019

Sono state oltre 1400 le startup che hanno partecipato al CES la più grande fiera tecnologica del mondo e in scena a Las Vegas. Da queste sono state selezionate 22 finaliste che concorrono per il successo finale. Le candidate sono selezionate tra le 12 migliori dell’Extreme Tech Challenge (XTC) di Richard Branson e le migliori 12 di LaunchIt di ShowStoppers, competizione ufficiale per le startup che espongono ad Eureka Park. Innovative, straordinariamente accattivanti, funzionali e fondamentalmente efficaci. Queste sono le caratteristiche principali delle finaliste e gli investitori sono certi che lasceranno il segno.

Camion autonomi, airbag per anziani e piattaforma cloud con AI

Tra le più interessanti spicca la startup ActiveProtective che ha sviluppato un dispositivo indossabile che protegge i fianchi degli anziani utilizzando airbag da indossare. Uno strumento per donare una mobilità più sicura. C’è poi Civic Eagle che ha costruito una piattaforma cloud utilizzando l’intelligenza artificiale (AI) per ridurre tempi e costi di identificazione, il tracciamento e l’analisi di importanti normative e regolamenti per le organizzazioni che devono rispondere a normative in rapida evoluzione. Ha attirato grande attenzione Einride con i suoi camion autonomi, all-electric, interconnessi o “T-pod”.

Novità sul fronte medico e ambientalista

Sul fronte medico spicca Elevian con farmaci rigenerativi per curare potenzialmente molte malattie legate all’età. Loop Earplugs sono protezioni per  ridurre i decibel ed evitare l’acufene (ronzii delle orecchie). QT Medical ha sviluppato un apparecchio per elettrocardiogramma compatto, digitale e wireless (ECG o EKG) per eseguire un ECG completo a 12 derivazioni di qualità ospedaliera. Si lavora anche in ottica ambientalista con Last of Ours. Si tratta di uno strumento che riunisce le persone per proteggere le specie in via di estinzione sul pianeta creando uno specchio digitale sulla blockchain. Mitte invece ha dato vita al primo sistema di acqua per la casa intelligente che trasforma qualsiasi tipo di acqua in acqua minerale.

La startup che ha inventato lo spazzolino rivoluzionario

Ci sono poi startup che hanno costruito piattaforme in grado di migliorare la sicurezza del traffico, di monitorare la presenza di danni a causa del maltempo o che hanno reinventato il bastone per non vedenti. WeWALK ha creato uno strumento con un sensore ad ultrasuoni in grado di rilevare ostacoli. Infine c’è Y-Brush con un nuovo innovativo spazzolino elettrico che permette una pulizia approfondita in 10 secondi!

In Europa 501 start up vendute negli ultimi 17 mesi

Nuovi investitori, quotazioni in borsa e step successivo per capitalizzare quanto costruito. Sono ben 501 le startup che da maggio 2017 a settembre 2018 sono uscite dalla fase iniziale e sono state acquisite da un player industriale. Un attestato di fiducia e di ottimismo da parte degli investitori che sono sempre attenti alle nuove proposte sul mercato. A fornire questi dati è l’Italian Angels For Growth (IAG), il principale network di business angel italiano, che nel 2017 è stato classificato come uno dei cinque maggior investitori di venture capital in Italia.

Il boom della tecnofinanza

La ricerca analizza anche le scelte preferite dagli investitori. Nell’ultimo periodo c’è grande attenzione nei confronti della “fintech”, la tecnofinanza. Sono sempre più numerose le startup che hanno come attività quella di fornire servizi e prodotti finanziari attraverso l’utilizzo di tecnologie dell’informazione avanzate. Tra le operazioni effettuate a livello europeo il 13,5% ha riguardato startup di questo tipo. C’è interesse anche per le imprese innovative del segmento salute e marketing digitale che rappresentano rispettivamente l’8,7% e il 8,3%.

In Italia sono 13 le startup cedute dagli investitori iniziali

Dal punto di vista prettamente geografico, il numero di exit interessa da vicino il Regno Unito dove ben 96 imprese sono state vendute e il 56% di queste ha sede a Londra. Al secondo posto c’è la Germania con 90 exit completate, il 38% delle quali hanno riguardato startup nate a Berlino. Terza
è la Svezia con 47 exit, quarta la Francia (37), quinta l’Olanda (33) e sesta la Svizzera. Nel panorama europeo il sistema Italia guadagna il decimo posto (a pari merito con la Russia), con 13 startup cedute dagli investitori iniziali ad acquirenti perlopiù di matrice industriale, ovvero il 2,6% delle imprese europee. Di queste due exit (Musement e WinMedical) hanno beneficiato i soci di Italian Angels For Growth. L’Italia è preceduta nella graduatoria da Finlandia (9° posto – 15 exit), Spagna (8° posto – 23 exit) e Belgio (7° posto -30 exit).

Aumentano anche gli investimenti

Tutte le operazioni di startup analizzate riguardano acquisizioni esterne. Gli investitori della prima ora, di solito business angel o fondi di venture capital, hanno deciso di cedere il capitale dell’azienda e gruppi industriali. In questo modo sono riusciti ad ottenere un guadagno rilevante. Nel frattempo negli ultimi due anni anche i soci di IAG sono aumentati. Un incremento del 70% ha permesso anche un relativo aumento degli investimenti di circa il 50%.